“Le trappole del Web: quando il gioco diventa letale”

Chiunque di voi ricorderà sicuramente il capolavoro cinematografico di Henry Joost e Ariel Schulman – “Nerve”, scritto da Jeanne Ryan e interpretato da Emma Roberts. Si tratta di un film che attraverso un taglio adrenalinico, descrive una realtà virtuale ormai alla deriva, plasmata dall’avvento di un gioco, dal cui nome deriva il titolo del film. Continua la lettura di “Le trappole del Web: quando il gioco diventa letale”

Matematica e Umanesimo

In fondo la matematica esiste per contare, per misurare ed anche per dimostrare. Per i formalisti i numeri non sono altro che simboli. Ma la matematica può anche rivelare qualcosa di più profondo riguardante l’esistenza. Nel romanzo di Musil I turbamenti del giovane Törless a proposito dei numeri immaginari il protagonista dice: “Questa unità non esiste. Ogni numero, positivo o negativo che sia, elevato al quadrato dà una quantità positiva. Dunque non può esistere un numero reale che sia la radice quadrata di una quantità negativa”. Ma che cosa turba davvero Torless? Continua la lettura di Matematica e Umanesimo

DAL REVENGE PORN AL FIGLICIDIO: LA VENDETTA DI CHI NON CONOSCE AMORE

Già abbiamo sentito parlare in diverse occasioni di Revenge Porn, la cui derivazione anglosassone del termine sta ad indicare la "vendetta porno" messa in atto da ex fidanzati non rassegnati che senza l'autorizzazione della vittima, si adoperano nella diffusione illecita di foto o video a stampo pornografico.

Nel caso che ha visto protagonista Claudio Baima Poma, l'operaio 47enne di Rivara, nel Torinese, si parla di un altro genere di vendetta: l'uomo, dopo aver scritto un post su Facebook in cui si rivolge alla ex convivente, ha ucciso il figlio di 11 anni, Andrea, con una pistola non legalmente detenuta. Dopodiché con la stessa arma si è tolto la vita.

Ad Iris, madre del bambino scrive: “Abbiamo trascorso momenti bellissimi, fino a quando ho iniziato ad avere problemi di schiena e di conseguenza un danno permanente alla gamba. Esattamente una settimana prima mi avevi chiesto di sposarti, ma poi hai iniziato a allontanarti piano piano. Da quel momento sono caduto in depressione e non mi sono più tolto da questo incubo”.

“È un vero peccato – prosegue – non ci mancava niente per poter fare una vita tranquilla e serena senza alcun problema, avere una famiglia normale e per me normale significa perfetta. Io e Andrea non potevamo stare distanti nemmeno per un secondo […] noi partiamo per un lungo viaggio dove nessuno ci potrà dividere, lontano da tutto, lontano dalle sofferenze. Tu mi hai ripagato con questo distacco nel momento più brutto della mia vita. Potrai separare i nostri corpi ma non le nostre anime, perchè saranno sempre l’una accanto all’altra. Andrea e il suo papà per sempre insieme……”, conclude Baima Poma nel post.

Spesso di fronte a tragedie che non ci appartengono tendiamo ad ergerci a giudici, cercando seppur erroneamente di giustificare, mitigare, seppellire nella totale incoscienza veri e propri crimini che il piú delle volte non hanno nulla a che vedere con il buonsenso, o come in questo caso con la depressione, a detta di molti "una valida ATTENUANTE". 

Spesso, pur di dimenticare il losco che traspare dalle tragedie si tende a tollerare anche l'inqualificabile, propinando a nostra volta atti criminosi verbali come l'istigazione a delinquere ("cerchiamo di capire questo povero padre, la moglie non le sarà stata per nulla vicino, chiunque sarebbe arrivato a commettere una follia"), il victim blaming ("la donna doveva restare con il marito, sicuramente lo avrà anche minacciato di portargli via il figlio")e la misoginia ("sicuramente l'ex convivente era una donnaccia, altrimenti non sarebbe arrivato a tanto, spero il senso di colpa la perseguiti a vita!").

Potrà sembrare assurdo, ma purtroppo questo è ciò che ho rilevato dall'enorme quantità di commenti sparati a caso, ma volti comunque a mettere in atto le loro sentenze. 

Parlano di empatia, di comprensione, si spacciano per precursori del moralismo acido, volto nella maggior parte dei casi ad incriminare le vittime (specie se donne) e a rendersi garanti del reo, leggittimando a tutti gli effetti un atto inqualificabile.

Questo naturalmente accade anche per ciò che concerne i reati di violenza sessuale, il revenge porn e i femminicidi.

• La ragazza poteva evitare di vestirsi "da troia", sicuramente non l'avrebbero stuprata.
• La ragazza poteva evitare di farsi le foto "da troia", non sarebbero state diffuse.
• La donna poteva evitare di lasciare il marito, non l'avrebbe uccisa.

Accade davvero. Lo dicono davvero. E al di là della becera decalcificazione di un crimine, hanno anche il coraggio di chiamarle opinioni, completamente incoscienti di compiere a loro volta un atto criminoso.

Stiamo assistendo alla proliferazione di pensieri altamente nocivi per il genere umano: l'odio indiscusso verso le donne, l'attribuzione della colpa alla vittima anziché al carnefice, la giustificazione di un crimine sulla base del vestiario, della disinvoltura femminile, della "troppa emancipazione" che mirano di buona lena ad alimentare sempre di più un'ostilità di per sé già persistente.

L'attenuante di questa vicenda, questa volta è stata chiamata "depressione". 

Per me, invece, non è altro che l'incapacità viscerale di accettare la fine di una storia, è odio misogino portato alla follia. 

Questo è ciò che di fatto, si evince dalle parole del padre assassino. Analizziamo il post passo passo:

"Tutto é andato bene fino a che ho iniziato ad avere problemi alla schiena e di conseguenza un danno permanente alla gamba" 

TRADOTTO: "ti rimprovero per non essere stata responsabile del mio benessere psicofisico".

"Hai iniziato ad allontanarti piano piano, sono caduto in depressione".

TRADOTTO: ''se sono stato male, la colpa è solo tua".

"È un vero peccato, non ci mancava niente per poter fare una vita tranquilla" 

TRADOTTO: "è un vero peccato che tu abbia scelto di NON essere mia serva accondiscendente nelle difficoltà, se solo fossi venuta incontro alle mie esigenze non sarebbe andata così. La colpa è solo tua".

"Io e Andrea non potevamo stare distanti nemmeno per un secondo" [...] Tu mi hai ripagato con questo distacco nel momento più brutto della mia vita. Potrai separare i nostri corpi ma non le nostre anime, perchè saranno sempre l’una accanto all’altra"  

TRADOTTO: "mio figlio che è cavia e oggetto merita di pagare le conseguenze della tua assenza di responsabilità. Se non posso avere te, lui verrà con me nella tomba al fine di infliggerti un dolore grande quanto quello che tu hai causato a me".

Espressione suprema del potere patriarcale, possessione, punizione, vendetta, manipolazione mentale. Abbiamo tutto, tutto il necessario per poter dare ancora una volta la colpa alla misoginia.

E no, non la risolveremo con un "not all a man".

Non la risolveremo con un "il 25 novembre è tutti i giorni".

Non la risolveremo con un "basta generalizzare!"

La risolveremo mettendo a tacere l'ignoranza con il giusto sprezzo che ci viene ribaltato contro ogni giorno. La risolveremo mettendo un bavaglio al vostro maledetto egocentrismo che palesate quando una donna vi fa notare che spesso, tendete a peccare di vittimismo cercando di esimervi da colpe che credete di non avere. La risolveremo alzando la voce qualora ci diciate di stare zitte.

E la risolveremo combattendo ogni giorno affinché venga istituita una legge cruda e severa contro la misoginia, la stessa che vi fa perdere il senso della dignità (non sono solo i vestiti a fare la DIGNITÀ di una persona, è ora che qualcuno ve lo ricordi) che vi rende assassini o stupratori, che vi ha fatto crescere nell'abitudine dell'accondiscendenza, che vi fa sentire leggittimati a nutrire e coltivare odio nei confronti di chi non ha la piú pallida intenzione di dirvi "SÌ!".

Un "sì" che spesso, ci costa la vita.

Ilaria Di Roberto



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CARNEVALE ACQUEDOLCI

Una bella edizione la cinquantaduesima che si è appena conclusa, dopo l’interruzione dello scorso anno. Carri allegorici di pregevole fattura, che hanno messo in evidenza il grande impegno profuso dai veri protagonisti di questo carnevale, i carristi.

L’origine del Carnevale acquedolcese risale all’anno 1966, quando, su iniziativa di alcuni giovani, vennero organizzati veglioni per festeggiarlo. Ma la prima apparizione dei carri allegorici è avvenuta nel 1969.

Dopo la pausa di riflessione dello scorso anno, a seguito di un incendio che ha bruciato i carri in allestimento, quest’anno si è ripreso con rinnovata energia, con un grande coinvolgimento di grandi e piccoli.

Sono stati allestiti quattro grandi carri allegorici e si è assistito ad una notevole affluenza di pubblico proveniente dalle località più varie.

Grande la partecipazione di gruppi mascherati, sia locali, sia provenienti da vari centri del comprensorio.

Tre le sfilate in programma, con quella conclusiva di domenica 1 marzo, durante la quale sono stati assegnati i premi ai carri allegorici,  ai gruppi e alle singole maschere.

Tanti i premi assegnati: per i gruppi è stato premiato  “Medusa e getta”; per gli under 10 sono stati premiati Federico Campisi per la maschera “Il Re dal mantello rosso” e Benedetto Rotelli, “fauno dei boschi” ed il gruppo coreografico “I nuovi arrivati”.

Il premio Doroteo, (il simbolo ufficiale del carnevale acquedolcese), è stato assegnato agli “alieni gonfiabili”; miglior scatto fotografico a Ruggero Gullia “Granduca di Venezia” ad opera di Innocenzo Gerbino.

Premiato anche il gruppo “Gli egiziani” proveniente da Tortorici e un numeroso gruppo proveniente da Rocca di Caprileone, arrivato con un autobus con bandiera pontificia, composto da Papa, cardinali, vescovi, gendarmeria, guardie svizzere, guardie del corpo, etc.

Alla fine della serata il momento più atteso della premiazione dei carri allegorici.

Al quarto posto “Braccio di ferro” del gruppo I nuovi arrivati, al terzo posto il carro denominato “E io mi liccu a sarda”, al secondo posto “Chi vivrà vedrà del gruppo Lo Zodiaco, che aveva come tema allegorico il problema attualissimo degli sconvolgimenti climatici. Al primo posto “La passione non brucia” del gruppo Paparazzi, che ha voluto ironizzare su quanto accaduto lo scorso anno, facendolo diventare il tema del loro carro, risultato vittorioso.

 

Grande l’affluenza di visitatori, che ha dimostrato il desiderio delle persone di divertirsi, esorcizzando il momento non propriamente buono che stiamo attraversando.

Giuseppe Scaffidi Fonti

 

CI VORREBBE COSI’ POCO

Era il 30 novembre 2018 quando segnalai ad un amministratore del Comune di Acquedolci, il fatto che ci fossero dei contenitori dedicati alla raccolta differenziata delle pile esauste stracolmi di ogni tipologia di rifiuti, evidenziando l’esigenza che fossero svuotati.

Questi contenitori si trovavano in via Genova, in Corso Italia ang. via Venezia ed in via Gen. Di Giorgio ang. via Mazzini (di fronte al Municipio).

Dopo ripetute segnalazioni i primi due sono stati rimossi, si, avete capito bene, invece di essere svuotati per continuare a fruirne, sono stati completamente eliminati dal sito dove si trovavano. Il terzo, quello pieno zeppo da mesi, ma di cui nessuno si accorge, (vedi foto sottostante),  fa ancora bella mostra di sé in pieno centro, alla faccia del decoro urbano e delle esigenze igienico-sanitarie.

Qualche settimana fa incontrando dei vigili, ho segnalato questo sconcio, mi è stato risposto che la cosa era stata già evidenziata ad un addetto/responsabile della ditta che si occupa della raccolta rifiuti, il quale avrebbe promesso lo svuotamento dello stesso nei giorni successivi.

Oggi, passando  per quella via ho visto che il contenitore stracolmo era ancora lì e che nulla era cambiato. Davanti al Municipio ho incontrato uno di quei vigili, al quale ho chiesto quali novità ci fossero su quanto loro segnalato nei giorni precedenti.

Inutile dire quale sia stata la risposta.

Ma a chi mi devo rivolgere? Chiedevo esasperato dalla paradossale situazione di apatia e di noncuranza; mi girai verso il Palazzo e ne scorsi una rappresentante, alla quale manifestavo quanto stava accadendo. La stessa, ancora in mia presenza, telefonava al responsabile spiegando quanto da me riferitole.

Vuoi vedere che per ottenere che si svuoti un cassonetto bisogna rivolgersi in alto!

Che tristezza…Comunque spero che queste mie segnalazioni servano a qualcosa.

Staremo a vedere!

Giuseppe Scaffidi Fonti

 

IN NOCTE VERITAS

Si è svolta ieri la sesta edizione della Notte nazionale del Liceo classico, che ha visto impegnati gli studenti, gli insegnanti e tutto il personale scolastico del Liceo classico “Sciascia” di Sant’Agata Militello, in un tour de force fatto di teatro, arte, musica.

Il tema scelto di questa edizione è stato La Verità, che non può essere disgiunta dalla Giustizia. “Non c’è verità senza giustizia, come non c’è giustizia senza verità”, il motivo conduttore della serata.

Dopo l’indirizzo di saluto della Dirigente Larissa Bollaci e del Sindaco di Sant’Agata Bruno Mancuso, si è  assistito ad un susseguirsi serrato di eventi: la lettura del Prologo dell’Agamennone, danze e il “Processo ad Oreste”,  (tragedia liberamente tratta da “Coefore” ed “Eumenidi” di Eschilo) – a cura del laboratorio teatrale del liceo classico “Le Maschere”  diretto dal Prof.  Sergio Foscarini.

A seguire ed in contemporanea una serie di laboratori tematici.

Nella seconda parte della serata si è assistito alla rappresentazione della commedia brillante, liberamente tratta dalle opere di Aristofane, “Cercasi Euripide disperatamente”, sempre a cura del laboratorio “Le maschere”.

Tra la prima e la seconda parte è intervenuto l’assessore regionale alla pubblica istruzione On. La Galla, il quale ha plaudito alla iniziativa dei Licei classici, ribadendo l’importanza della preparazione umanistica e l’auspicio che la scuola offra sempre pari opportunità e prepari i giovani all’impegno sociale e nel mondo del lavoro.

Una serata all’insegna della riflessione e della bellezza, atto finale di un impegno degli studenti, dei docenti e di tutto il personale scolastico, che hanno dato il massimo, garantendo l’ottima riuscita dell’evento che fa ormai parte della tradizione della scuola.

Giuseppe Scaffidi Fonti

 

SEGNALI DI SOFFERENZA

Consiglio Comunale di Acquedolci di oggi, 19 dicembre 2019.

In apertura di seduta,  si è assistito alla presentazione delle dimissioni da capogruppo di maggioranza da parte del consigliere Salvatore Scaffidi, depositate poco prima presso la segreteria comunale.

Di seguito il testo delle stesse:

“Io sottoscritto consigliere comunale Scaffidi Fonti Salvatore, con la presente rassegno formalmente le mie dimissioni irrevocabili da capogruppo consiliare di maggioranza. Questa mia decisione viene presa dopo una attenta e meditata riflessione, dato lo spirito di servizio, l’abnegazione e l’importanza che ho sempre attribuito, nei cinque anni quale consigliere di minoranza e da giugno 2017 fino ad oggi, ai lavori di questo consiglio comunale.

Lascio questa carica per evidenti ragioni di ordine etico e morale che non mi consentono di pormi sulla stessa linea di molte scelte operate dall’amministrazione, ma soprattutto del suo modus operandi, la cui commistione e sovrapposizione di ruoli e compiti, a mio avviso, non risponde a quel sacro principio costituzionale che è il buon andamento della pubblica amministrazione. Il progetto politico di cui ho fatto parte e che ho contribuito a creare risulta tradito nel momento in cui è evidente la voragine ormai esistente tra amministratori e cittadini, con i primi incapaci di farsi un esame obiettivo in merito al lavoro sin qui svolto ed i risultati ottenuti.

Lo spirito etico che ha sempre contraddistinto il mio ruolo di consigliere comunale, per l’altissimo valore morale e civico che esso rappresenta, continua a pervadermi e per questo motivo continuerò a svolgere il ruolo di rappresentante cittadino in seno al consiglio, riservandomi, caso per caso, di valutare la bontà di ogni argomento di cui si tratterà da qui alla fine del mandato.      Con osservanza ”  .

 

 

 

 

Segnali di inciviltà

Da alcuni anni,  periodicamente, all’incirca una volta al mese, mi trovo ad andare presso il Policlinico Universitario di Messina.

Una cosa che ha colpito la mia attenzione è stata il poco rispetto che alcune persone hanno per il  bene comune. Nel caso specifico riguardo alla struttura ospedaliera che accoglie le persone che soffrono, che vengono curate con impegno da parte dei medici e degli operatori sanitari…

E per non restare nel vago ecco cosa ho visto parecchio tempo fa, e continuo a vedere ogni volta che entro in uno dei padiglioni della struttura, affacciandomi da una finestra…

Ogni commento è superfluo!

Giuseppe Scaffidi Fonti

Segnali di civilta’

A volte, le piccole cose fanno la differenza e comunque contribuiscono a rendere migliori i luoghi che abitiamo. E anzi le piccole cose sono ancor più importanti quando non si ha la possibilità, o non si dispone di quella progettualità necessaria per realizzarne di grandi. Dalle piccole cose ai grandi progetti, le une non escludono gli altri.

Mi e’ capitato due anni fa di recarmi a Cremona. Una bella città, a misura d’uomo, che mi ha colpito oltre che per le sue bellezze artistiche ed architettoniche anche per l’ ordine e la pulizia.
Ad avvalorare ciò, anche se potrà apparire banale, la vista di un segnale  di “obbligo”, che invitava gli interessati cui era diretto ad adottare certi comportamenti.

Una cosa “normale” mi è apparsa “straordinaria”, tanto da sentire l’esigenza di scattare una foto. Ho cercato di dare una spiegazione a tutto ciò. Continua la lettura di Segnali di civilta’