Che chi fosse membro “da sempre” prima – brillantemente – della famigerata Lubianka, e poi di quell’altrettanto famigerato KGB che la sostituì ed in cui ebbe funzioni dirigenziali di via via maggior rilievo sino ad assumerne il comando, non potesse non avere dei sogni nostalgici è parso da sempre evidente ai più e specie agl’osservatori più acuti dell’agire politico (e non solo) di Vladimir Putin. Le vicende di Gazprom, ma anche quelle di Yanucovic, testimoniano di una direzione anche energetica ed economica ben precisa: la ricostruzione dell’impero. L’annessione della Crimea ha chiarito, se mai ce ne fosse stato bisogno, che si tratta di una ricostruzione in cui il fattore strategico e militare sono tutt’altro che assenti. Ora il primo passo è stato compiuto nello scenario fantaimperialista del palazzo dell’Indipendenza di Astana, capitale del Kazakhstan, dove l’ Unione Economica Euroasiatica (UEE) è stata sancita ufficialmente dalla triplice stretta di mano di tre ex unionsovietisti doc che più doc non si può: oltre al già citato ex capo del KGB, Nursultan Nazarbaev, già capo del Kazakhstan ai tempi dell’URSS, Aleksandr Lukashenko, anch’egli già presidente bielorusso ai tempi dei Soviet e con il vanto di avere a suo tempo votato contro la dissoluzione dell’Unione Sovietica. Avrebbe dovuto esserci anche l’Ucraina, ma la vittoria della “infedele” Timoshenko, e soprattutto l’annessione della Crimea ne hanno decretato l’uscita dal progetto. Non solo: anche in Eurasia i tempi non sono più quelli dei Soviet, anche se la realtà sociopolitica ed economica è assai lenta nel suo evolversi, come dimostrano anche solo i nominativi dei leader, e così l’annessione della Crimea ha posto non indifferenti problemi. Proprio per essa tanto Nazarbaev quanto Lukashenko hanno voluto precise e solide garanzie per quanto concerne la sovranità nazionale, il che spiega anche il relativo disimpegno russo in Ucraina. Esso era d’altronde necessario viste le reazioni europee ed americane, ma, soprattutto, le richieste – similari a quelle di Kazakhstan e Bielorussia – fatte anche da Armenia (che entrerà nell’ UEE a giugno) e Kirghizistan (che entrerà a fine anno). L’ UEE costituirà un mercato importante, 170 Mln di cittadini, e, soprattutto, un solidissimo serbatoio energetico con il 20% delle riserve mondiali di gas ed il 15% di quelle petrolifere. Putin è dunque soddisfatto – ed ha di che esserne – ed i tre della nuova troika sono sembrati a tratti addirittura commossi, anche se la grandiosità del progetto è stata sminuita dal forfait dato da Tagikistan, Uzbekistan ed Azerbajan entrati nella sfera d’influenza USA. Comunque sia adesso sulla scena mondiale c’è un nuovo soggetto messo insieme da tre ex capi Soviet, ed il nuovo nome dell’Unione Sovietica è Unione Economica Euroasiatica.
francesco latteri scholten.