Archivio mensile:Marzo 2015

Berlusconi: con Coppi la legge vince “La putain respecteuse”.

“Non bisognerebbe mai scambiare questioni di confessionale con questioni di diritto penale…” così l’Avv. Franco Coppi all’assoluzione di Silvio Berlusconi per la vicenda Ruby sintetizzando la propria strategia dimostratasi vincente. Una strategia incentrata sulla laicità dello Stato, valore fondamentale della Costituzione. Una volta assunto questo parametro che è quello legalmente vincolante anche per la Corte, ovviamente “Discutere se le signorine fossero più o meno disinvolte non aveva molto senso (…) Un peccato non è un reato…” Continua la lettura di Berlusconi: con Coppi la legge vince “La putain respecteuse”.

ETICA E POLITICA, POSSONO CAMMINARE INSIEME?

All’indomani della sentenza di assoluzione di Silvio Berlusconi, netta e chiara è stata la presa di posizione dei vescovi italiani.

“Il dettato legislativo arriva fino ad un certo punto, il discorso morale è un altro”, è il commento del Segretario della Cei Nunzio Galantino. E su “Avvenire” si sottolinea che “l’esito penale non cancella il rilievo istituzionale e morale del caso”. Sulla stessa lunghezza d’onda il settimanale Famiglia Cristiana: “E’ sufficiente stabilire che non si sono commessi reati per assolvere gli stessi comportamenti anche davanti al tribunale della politica e della morale come si sta cercando da più parti di fare? “. Continua la lettura di ETICA E POLITICA, POSSONO CAMMINARE INSIEME?

Sono grata ad Oriana Fallaci

La parola Gratitudine mi piace molto, mi sa di delicatezza, di nobiltà d’animo, di rispetto. Dimentichiamo, troppe volte, di rispettarci. Sono grata, per esempio, alla Fallaci, con le sue trecce, le camicie dalle maniche rimboccate e le sue sigarette: anche lei mi ha aiutato a comprendere l’abissale differenza tra essere donna ed essere femmina.

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Era donna lei quando, con virile pudore, scappava dalle fucilate in Vietnam; era donna quando, con il suo eye-liner marcato, ostentava l’orgoglio di una femminilità mai banale, quella stessa ambiziosa femminilità che le nostre nonne, inconsciamente, ci hanno tramandato; era donna quando, non ancora trentenne, partì per l’Oriente a conoscere le donne non occidentali. Sono grata alla Fallaci perché mi ha insegnato che le “farfalle di ferro” dell’India, le “Intoccabili” di Hong Kong, le Matriarche della Malesia o le geishe giapponesi non sono altro da noi. Non possono rivendicare il diritto di gestire il proprio corpo; non possono nemmeno decidere di non “gettare” i propri figli appena nati. Il matrimonio è solo un contratto sociale, l’amore è cosa poco utile, è quasi una finzione letteraria, plausibile per chi non ha nulla da perdere. Il purdah è una gabbia; più che il corpo nasconde la libertà, le aspirazioni, le debolezze perfino. Le donne orientali hanno addosso un odore di morte che non si riesce a coprire, così come le donne della occidentalissima New York, che combattono “la guerra contro i maschi avviliti; sono forti, potenti, e maledettamente sole”. Ma, dunque, noi donne occidentali, da Medea a Belen, siamo veramente così libere? Sono grata alla Fallaci perché, alla fine del suo fiero e sempre giovane viaggiare, mi ha fatto conoscere il solco che divide l’essere Donna dall’essere femmina: la Dignità, conseguenza diretta di un’equilibrata libertà. Nonostante la solitudine, le delusioni, i fallimenti e gli imprevisti, il primo tentativo di serenità è il sapersi assumere la responsabilità di una coscienza dignitosa.

Maria Surace