La via di Sant’Ignazio

Il 20 maggio 1521 è quasi certamente una delle date più importanti per la Storia della Chiesa moderna. Era Pentecoste, a parere di molti cristiani illustri e non (si ricordi ad es. Manzoni), la festa più importante della cristianità: il giorno della celebrazione del Santo Spirito. Ma quel giorno lo Spirito Santo pensò bene di agire in maniera assai poco spirituale ed invece – adeguandosi al personaggio – in modo molto materiale e rozzo, con un bel colpo di bombarda che fracassò entrambe le gambe al nostro: Inigo Lopez de Loyola. La storia della sua guarigione è quella di una delle più importanti conversioni dopo quella di San Paolo. E’ un cambio di finalità, sono lasciati i propri fini ed ideali mondani, per “lodare, adorare e servire nostro Signore” (E.S., Principio e fondamento). Ed è estremamente difficile farlo con quella serietà e coerenza che sono proprie del nostro. Difficile è seguire razionalmente una fede che sempre eccede la razionalità; difficile è, l’apparentemente facile, distinguere il bene dal male. E sarà solo dopo essere progredito assai su questo cammino che Sant’Ignazio riuscirà a vedere con chiarezza e distinzione che quella che gl’era apparsa come la più bella delle visioni, fosse invero il demonio vestito da angelo di luce, come racconta nel più propedeutico dei testi ai suoi Esercizi, il “Racconto di un Pellegrino”. Eppure, forse proprio per quella loro arduità e per la testimonianza forte di coerenza – e perciò di santità – la “Via” di Sant’Ignazio fece subito proseliti, e molti. Ancor oggi gl’ Esercizi rimangono uno dei cammini formativi più validi (anche eventualmente per chi ancora non riesce a credere) e – probabilmente molti lo ignorano – un cammino che precorre ed ha diversi punti di contatto con quelli freudiani (anche se chi scrive non è in grado di dire con certezza che Freud lo sapesse o meno). E’ vero che Freud rimane un ateo, e qui nessuno vuole cercare di battezzarlo, ma l’esito finale delle ricerche freudiane, conseguito solo alcuni anni prima della morte, è che l’uomo è costruito strutturalmente per amare e che l’amore è la sua esigenza ultima, più profonda e sentita: siamo in prossimità del “Principio e fondamento” degli E.S. . Sono del tutto ignaziani poi i rapporti tra psicanalista e psicanalizzando, e paiono copiati da quelli tra Maestro ed esercitante degli E.S.. Il Maestro (lo psicanalista in Freud), deve rigorosamente astenersi dall’indirizzare l’allievo ad una scelta piuttosto che ad un’altra, ed anzi – se si rende conto che in merito l’allievo e troppo precipitoso e passionale – deve frenarlo, onde conseguire una maggiore apertura di coscienza e quindi in serenità operare le proprie scelte. Anche le condizioni per operare una scelta sono praticamente identiche, sia in Sant’Ignazio che in Freud. Dunque una via che già ai suoi tempi precorreva – e di secoli – i tempi. Una via che lo stesso Loyola ha definito nel modo più appropriato: “Contemplativi nell’azione”, una sintesi che unifica l’uomo di mondo (e di Corte) ch’egli era stato, e l’uomo dello Spirito ch’era divenuto. Una via seguita ed additata da tantissimi cristiani, religiosi e non, anche da molti non credenti. Additata dagl’ultimi Papi: Paolo VI, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI, e, ovviamente da Papa Francesco, Gesuita egli stesso.

francesco latteri scholten.